Er culo der Prete

Pare che quello ch’appare

Nun ce se deve crede

Per fatto che te fanno vede

Solo er culo de’n prete su l’altare,

 

Quello che dice nun se sente

E, a te, te pare che dice messa

E che la chiesa è piena de gente.

 

Però: però, c’è un però grosso.

Perché ’r prete nun è prete, ma badessa

E pure l’altare nun è quell’ortodosso.

 

A me, sta storia me piace poco

E si queste so’ le regole der gioco,

Mejo chiude baracca e burattini

e nun mettese insieme a ‘sti paini.

 

25 nov. 2018

 

Ormai non credo più a quello che scrivono i giornali, vedo in televisione o leggo su internet.  Forse quello che ci mostrano certe immagini o certi articolo pubblicati in buona fede dicono la verità, o almeno ci provano, ma ci siamo tanto assuefatti a dubitare di tutto, che anche la realtà ci sembra artefatta.

C’è un modo di dire a Roma – “Me vòi fa crede che Cristo è morto de freddo?”  – che rende esattamente il mio  stato d’animo, quando leggo certe notizie alle quali vorrei credere per rafforzare la mia fiducia nelle istituzioni, nella religione e nell’Uomo, poi però non posso non dubitare perché accadono e restano i fatti crudi.

Uomini, Donne e Bambini muoiono ammazzati come effetti collaterali di guerre non volute, o muoiono di fame per scelte fatte solo per soldi, per opportunità strategica, per onnipotenza, per arroganza del potere. Scelte fatte da uomini che non temono la Giustizia degli Uomini, perché la manipolano e che, se dicono di credere in Dio, ingannano.

A che serve la nostra indignazione se poi accettiamo il loro gioco e li assecondiamo in silenzio, solo perché non ci conviene uscire dal coro?


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